giovedì 27 giugno 2013

Amori impossibili


Gli amori impossibili. 

Gli amori impossibili sono quelli di cui trovi il nome scritto su una Smemoranda del 1997. Pieno di colori, perchè sei nel vivo della giovinezza e non sai, ancora, cosa sia davvero l'amore. Aspetti lui fuori da scuola, vai a vedere le sue partite di pallone, ti piazzi in piena estate al campo di atletica per guardarlo girare in tondo e per te è come se fosse Bolt. 

Sicuramente il più bello, il più bravo, quello con cui sogni di avere una famiglia, dei bambini, una casa. Perchè il bello è che sei ancora adolescente e che non sai ancora come vanno realmente le cose. Vivi in una sorta di post-canna costante. Decori il diario con penne glitterate ed Uni-Posca manco fossi la reincarnazione di Picasso o Andy Warhol. 
Che se ci pensi adesso, non ti viene altro da dire: che tenerezza!

Il massimo che fa lui è salutarti sorridendo in modalità Tom Cruise su Top Gun. 
Le mani ti sudano, tu impacciata spari cazzate - a me succede anche ora, comunque - sorseggi una granatina. Lui te la chiede. Bevete dalla stessa cannuccia che, puntualmente, verrà attaccata sul diario a mo' di reliquia con tanto di venerazione notte e giorno. 
Poi ti succede di essere trasportata sul tubo della sua bicicletta o che una viglia di Natale lui ti accompagni, davanti alla scuola, stringendoti la manina. E pensi seriamente al motivo per cui dovresti lavartela, quella mano, da li all'eternità. 

Poi le scuole si dividono, gli interessi e gli amici anche. Le Smemo diventano più serie Moleskine. Tu sai, però, che lui rimarrà sempre nel tuo cuore, un grande amore impossibile. 

Può capitare, però, che un giorno la vita ti faccia un regalo e che dopo oltre dieci anni te lo rimetta sulla tua stessa strada. E succeda che lui ti confidi di aver sempre avuto un debole per te. 

Ma nel frattempo sono cambiate troppe cose che rendono quell'amore sempre e comunque impossibile. Può capitare che vi baciate. Che poi non vi risentiate per altri anni. Perchè gli amori impossibili sono anche pericolosi. O può succedere, anche, che una sera ci facciate l'amore insieme e che vi sembri la cosa più bella che avete mai provato nella vita.

E che quindi, anche se non avete più una Smemoranda, ma una Moleskine, vi ritroviate ancora a scrivere il suo nome con l'Uni-Posca e le penne glietterate. Che quell'amore vi sembri un po' meno impossibile, ma comunque mai vostro. Lo sapete. Troppe cose vi dividono. Ma il vostro cuore lo terrà sempre lì. 
Perchè gli amori impossibili sono gli unici che non finiranno mai. 
Ed è l'unica certezza che avrete per sempre. Ed è questo che li rendi unici e cosi speciali. 







lunedì 17 giugno 2013

E non mi serve altro


Che è il primo lunedì di caldo folle. 
E i pensieri si mischiano con l'aria di quest'ora, al tramonto, che è la mia preferita.

Amici, mare, drink. E non mi serve altro. 

Che durante i giorni il mondo è davvero un brutto posto dove vivere, ma quando meno te lo aspetti, quando pensi di aver perso le speranze, ci pensa lui a indicarti la direzione.
E la mia è questa. Cercare, bramare, rincorrere la leggerezza del cuore. 
La verità dell'amicizia e di quelle confidenze cosi importanti. Di quelle che si fanno solo quando arrivi ad un certo livello di corrispondenze d'anime. Di quelle cose che non occorrono parole, ma solo uno sguardo. 
Un abbraccio per dirsi tutto. E non mi serve altro.

Perchè quando capisci che sei importante per qualcuno, che sei il miglior compagno di ballo, di bevute in riva al mare e di musica tamarra, allora li, non mi serve altro.

Che il mare, è la cosa più bella che abbiano inventato. E che qualsiasi sia la sua latitudine, colore o estensione è il suo profumo che ti mette in pace cuore e mente. E non mi serve altro. 

Che dei drink, io li ho scoperti da poco. E che non mi sono mai ubriacata. Mi tengo tutto per il giorno della laurea. E' la promessa che ci siamo fatti io e mio padre. Ma quella leggerezza che ti regala un sorso di buon vino è un piacere che non si discute. E non mi serve altro.

Buona settimana amici Principi e amiche Principesse.




venerdì 14 giugno 2013

La passione malinconica degli amanti

La passione malinconica e intensa che vivono solo gli amanti, quella che al mattino lascia l’amaro in bocca e l’altra parte del letto vuota”. 

                                                                                              Mumford & Sons – Lover of The Light


Questa frase l’ho letta in un blog che parlava di canzoni. Mi ha fatto riflettere su un tema al quale pensavo in questi giorni, dopo che avevo visto una puntata di Teche Teche Te’, sulla Rai, dedicata all’argomento: il tradimento.

Dai tempi in cui con le otto famiglie di amici dei miei e relativi bambocci andavamo al cinema, a vedere i cinepanettoni, a Natale, ho sempre pensato che la realtà fosse che quel figo di De Sica doveva per forza avere sempre l’amante, che l’uomo italico fosse un piacione e che anche le donne mica si tirassero indietro sul civettare con questo e con quell’altro.

Qui parliamo di rapporti amorosi. E non di tradimento in generale. 
Sapete già il mio hippy-pensiero: l’amore libero semplificherebbe molte cose. 
Cioè la monogamia, anche per chi ne fa una bandiera, non è reale. Almeno oggi. E forse anche ieri. Smettiamola di pensare che al tempo dei nostri nonni la morale fosse il faro che illuminava le loro vite cristiane dedite a chiesa, lavoro e famiglia. Roma è caduta anche a causa della lussuria. Ne siamo portatori sani dalla notte dei tempi. E’ nella nostra genetica. Inutile farne slogan integralisti.

Sfido chiunque – felicemente accoppiato – a non aver mai pensato, desiderato o frequentato una persona diversa da quella con cui sta o stava. So che le questioni sono delicate e lungi da me banalizzarle. L’ipocrisia, invece, mi disturba un pochino di più, mentre le critiche e i pensieri diversi da quelli qui abbozzati sono i benvenuti.


Sono stata tradita. Ti distrugge l’autostima, ti fa mangiare il fegato dalla rabbia, ti mette faccia a faccia con una realtà che probabilmente non volevi vedere e che invece era già sotto i tuoi occhi. La fiducia nel prossimo ne risente: chiunque venga dopo, paga il conto lasciato da qualcuno altro.

Ho tradito. Ho toccato il cielo con un dito perché quella persona mi ha fatto sentire speciale, importante come mai nessuno aveva fatto prima. L’ho amata in qualche modo. E’ sparita, tornata, sparita, poi tornata. Nulla di ciò che ho fatto è stato superficiale. Mi sono gettata senza rete in qualcosa di folle. Ne ho pagato le conseguenze. Di ogni tipo. Ma se tornassi indietro, lo rifarei. Ci ho messo il cuore. Non è stata una cavolata, un capriccio o un attacco di egoismo. Per quella persona mi sono spinta cosi oltre perchè ci credevo. 

Non sempre tradire è solo cercare qualcosa di diverso, di estemporaneo, una fuga dalla realtà. Molto spesso ci sono sentimenti veri, sotterranei, che però, per quelle che sono le nostre radici storiche, culturali, religiose sono vietati, aborriti, additati. 

Questo non è un inno al tradimento, allo sfasciare famiglie felici o coppie in procinto di grandi passi. E' solo un piccolo monito a pensare di più al perchè certe cose succedono, perchè si cerca oltre se stessi e la propria coppia e se le regole fino a che punto fanno il bene. 

Perchè la vita degli amanti è "passione malinconica e intensa, quella che al mattino lascia l’amaro in bocca e l’altra parte del letto vuota”. 

Alla fine, quindi, nessuno è felice davvero. 






lunedì 10 giugno 2013

Su coraggio!


Coraggio!
Non è un'esortazione amici Principi. E' un imperativo.
Prendete il coraggio a due mani, suvvia!

Possibile che nelle vene non vi sia rimasta traccia alcuna della galanteria di cui erano portatori i maschi delle precedenti vostre generazioni?

Non mi capacito. 
Rido - sul fatto - poi mi deprimo, pensando a quanto mancate di seria capacità di corteggiamento e di regole base dell'educazione.

Se con i vostri smartphone - sono stufa di ripeterlo, ma è cosi - siete imbattibili o se attraverso Facebook fate mandare la richiesta di amicizia dai vostri amici per sbirciare su quello di una tizia, considerate seriamente la situazione. E' preoccupante. E' un'onta a Lancillotto, Re Artù a Paolo (quello di Francesca). 
A qualsiasi eroe della vita quotidiana che ha almeno il buon gusto di saper interloquire in modo decente con una Principessa.

Potrei considerare milioni di fatti, nell'ordine successi in questo ultimo week-end, momento fecondo per le mie blog-ispirazioni.
Allora, il tizio in questione prima telefona, poi si fa belloccio - drink alla mano, perchè ovvio deve gasarsi un attimo - poi parla con la mia amica Principessa e, da un momento all'altro, se ne va. Ci chiediamo ancora, dove, perchè, con chi. Cosi, senza un minimo di educazione, di saper fare, di modo.

La seconda riguarda un altro Principe e relativa Principessa: storia infinita, sguardi, messaggi,baci, lunghi silenzi. Quando per un intero week end lei ha fatto di tutto per vederlo, quando ormai le speranze erano appese ad un filo, ecco. Lui arriva. Si vedono. Sguardi sfuggenti. Lui non saluta, non fa finta di passarle davanti. Come neanche fosse. 
Salvo, però, ricordarsi il numero di telefono di Lei anche se non lo aveva salvato in rubrica (se te lo ricordi vuol  dire che in qualche modo lei ti interessa, a meno che tu non sia un Nash della situazione).

La terza sono io, che in balia dei festeggiamenti post-mio compleanno, mi sono lasciata andare baciando un tizio per me abbastanza belloccio. Niente di più se non un paio di balli insieme e qualche bacio. Ecco. Io non pretendo l'anello al dito, nè l'amicizia su Facebook (a quella ci hanno pensato i suoi amici), ma un "Ciao" se mi incontri per strada ti pare troppo? Pensi che io mi faccia castelli per aria, che gongoli alla ricerca di un appuntamento, che speri che tu diventi il mio Principe Azzurro? Hai sbagliato bello mio. 
Non ci sei proprio. 

Mi sarebbe bastato solo un saluto, un sorriso.
Solo un po' di coraggio. 
P.s. Non esiste su Facebook. Non fare chiedere ai tuoi amici l'amicizia.