martedì 9 aprile 2013

Mi sono svegliata, dandoti il braccio..



Non avrei mai pensato di riprovarla quella sensazione.
Eppure è successa. 
Non era un sogno, questa mattina, quando mi sono svegliata.

Era la realtà, vera, fredda, pungente come ancora quel tempo là fuori che non si decide a far sbocciare la Primavera.

Mi sono svegliata. Ho steso il braccio dall'altra parte.
Ho toccato il letto, nel quale il giorno prima mi ero rannicchiata con una sua T-shirt, con i suoi pantaloncini da calcetto che mi arrivavano fino alle ginocchia. 
Stavo stretta, con una coperta che mi rimanevano fuori i piedi, con la luce che entrava dalle persiane delle finestre (cosa che in genere detesto), con i rumori della città in sottofondo. 

C'era freddo, ma li mi sentivo al sicuro, protetta, come se nulla potesse farmi più paura. 
La sua mano nella mia. 
Io a svegliarmi per prima, a guardarlo dormire, ad accarezzargli la fronte.

Per un momento, ho pensato che era tutto ciò che volevo. 
Nulla più.
Rimanere lì, non alzarmi, neppure fare colazione, sapere se fuori pioveva, che ora era.
Fermare il tempo, con l'illusione che ogni mattina avrei aperto gli occhi in questo modo. 

Ma questa mattina, voltando il braccio, e toccando il letto, ho scoperto che non era cosi.



"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
 e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino". 
 Eugenio Montale 






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